Le scelte programmatiche e lo schema impiantistico che proponiamo puntano a realizzare una filiera di trattamento dei rifiuti “autosufficiente” per Roma Capitale, processo strettamente connesso alle linee guida contenute nella proposta di Delibera di iniziativa popolare n. 104/2019, in particolare alle linee guida sul piano industriale e sul decentramento impiantistico nei tredici Municipi con una estensione sino ed oltre il Grande Raccordo Anulare.

Scheda introduttiva del piano

Scheda introduttiva generale degli obiettivi e delle scelte di progetto.

A cura del pres.te del Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare Massimo Piras

Premesso che Roma Capitale nel 2012 con la giunta Alemanno ha registrato un livello di raccolta differenziata pari al 25,7%, ma solo con il cambio di passo attuato dalla giunta Marino da giugno 2013 ad ottobre 2015 si è fatto uno scatto consistente in avanti sino all’obiettivo del 41,2%. Tale avanzamento ha registrato l’introduzione seppur parziale e progressiva della raccolta domiciliare in alcuni municipi ma senza una copertura integrale in nessun municipio e saltando gli ultimi quattro per l’interruzione anticipata della consiliatura Marino. Con la nuova giunta Raggi l’obiettivo a fine 2016 è stato del 42,9% e dopo tre anni di inerzia si è arrivati a registrare a fine 2019 il solo 44,5%!!

Le scelte programmatiche e lo schema impiantistico che proponiamo puntano pertanto a realizzare per la prima volta nella storia di Roma Capitale un programma industriale per una filiera di trattamento “autosufficiente” nei propri confini amministrativi, processo che è strettamente connesso alle linee guida contenute nella proposta di Delibera di iniziativa popolare n. 104/2019, in particolare alle linee guida sul piano industriale e sul decentramento impiantistico nei tredici Municipi fuori dalla città storica.

Tale criterio parte dalla necessità di iniziare a dare attuazione alla Città Metropolitana di Roma Capitale, in cui i Municipi romani sono entità istituzionali rappresentate come “organi amministrativi” al pari di altri Comuni, Unioni di Comuni, Comunità montane. Enti istituzionali che dovranno diventare nel tempo “Comuni Urbani Metropolitani”, mentre attualmente pur essendo le istituzioni territoriali su cui si riversano le proteste ed i reclami dei cittadini-utenti, i Municipi di Roma Capitale sono privi di qualsiasi funzione o potere in materia di gestione dei rifiuti. Tema che pure rappresenta il servizio pubblico locale che ha la più grave performance in termini di igiene pubblica, di decoro urbano e di costi a carico della collettività. Il più piccolo Municipio romano è quello di Roma VIII che è equiparato demograficamente a Ferrara o Salerno, capoluoghi di provincia che gestiscono da sempre ed in proprio il ciclo dei rifiuti urbani dalla raccolta al recupero allo smaltimento finale.

In questa ottica il processo di attribuzione dall’Assemblea capitolina ai Municipi dei primi poteri di controllo e sorveglianza verso AMA, e/o aziende incaricate della gestione dei rifiuti urbani, e la previsione di implementare un percorso di prossimità rispetto ai propri rifiuti prodotti con una gestione di AMA territoriale sia della raccolta che del trattamento di recupero e smaltimento, costituisce il primo passo verso la futura costituzione dei Municipi in “Comuni Urbani Metropolitani”.

Ma questo percorso non potrà avviarsi se non in presenza di una azienda AMA profondamente riorganizzata, con una ripartizione del personale operativo e dirigenziale decentrata ed assegnata ai 15 Municipi per rapportarsi con gli organi politici municipali e con le organizzazioni civiche ed i cittadini-utenti del territorio. Serve riqualificare le mansioni interne e procedere a riscrivere del tutto la pianta organica del personale, che dovrebbe rinforzare con nuove assunzioni i ruoli operativi e ridurre i ruoli impiegatizi e amministrativi. Attualmente circa 3.000 unità operative sono quelle disponibili sul campo, a fronte di quella parte importante di circa 2.000 unità operative a cui è stata riconosciuta la totale o parziale inidoneità per cause di servizio oltre all’anzianità, personale a cui va assegnato un compito dignitoso ma funzionale magari con attività di presidio e controllo sulla raccolta differenziata.

Dato che il livello qualitativo della raccolta differenziata a Roma è del tutto preoccupante, per la presenza di frazioni estranee, va rivista tutta la filiera della raccolta dei rifiuti in tutti i Municipi con modalità più flessibile adattate alle tipologie urbanistiche e stradali, anche con un controllo operato in strada in Postazioni Conferimento Presidiate che darebbe un forte segnale di attenzione e presenza di AMA rispetto al bassissimo livello di gradimento del servizio.
La dotazione impiantistica attiva di cui attualmente AMA dispone ad oggi:

1. il TMB di Rocca Cencia da 235.000 ton/anno (dopo l’avvenuto incendio con la distruzione totale a fine 2018 del gemello TMB Salario) a fronte di una necessità di trattare oltre 900.000 ton/anno di rifiuti indifferenziati,
2. l’impianto di selezione multimateriale di Pomezia che tratta meno di 5.000 ton/anno a fronte di trattare circa 100.000 ton/anno di rifiuti differenziati multimateriale,
3. l’impianto obsoleto di compostaggio di Maccarese che tratta 15.000 ton/anno a fronte di una necessità di oltre 200.000 ton/anno, che funziona come piattaforma di trasferenza dei rifiuti organici inviati in Veneto e Friuli VG,
4. il relitto dell’ex inceneritore di rifiuti ospedalieri di Ponte Malnome (Malagrotta) che funziona come piattaforma di trasferenza dei rifiuti indifferenziati inviati a trattamento nei TMB del Lazio e di altre Regioni,
5. il relitto dell’ex inceneritore di Colleferro della EP Sistemi, di cui AMA detiene tuttora il 40% delle quote di un impianto destinato alla rottamazione anche dal nuovo Piano rifiuti regionale di Zingaretti.
In questa situazione di totale de-industrializzazione del trattamento dei rifiuti urbani a Roma Capitale si può pensare di ripartire da un PROGRAMMA INDUSTRIALE NUOVO e coerente con le nuove Direttive europee sull’Economia circolare. Tale Programma Industriale sarà quindi basato sulle fasi della RIDUZIONE – RIUTILIZZO – RECUPERO DI MATERIA, ma essendo in una fase di transizione non possiamo non considerare anche l’impiantistica dedicata allo SMALTIMENTO.

La nostra previsione impiantistica si basa su DIECI PIATTAFORME INTEGRATE*, senza trattamenti termici, di varia dimensione sia per il recupero di materia che per il TMB e lo smaltimento finale:
a) n. 2 impianti di TMB di elevata efficienza da 200-250.000 ton/anno per il 50%** di R. Ind.to;
b) n. 10 impianti di compostaggio aerobico da 25 – 30.000 ton/anno per il 90% della Frazione Organica Differenziata;
c) n. 2 impianti di selezione multimateriale da 100.000 ton/anno per il 100% di Frazione Secca Differenziata;
d) n. 1 impianto di selezione e smontaggio RAEE da 500 – 2.000 ton/anno per il 100% RAEE;
e) n. 10 discariche di soccorso per scarti secchi e FOS da 36.000 ton/anno per gli scarti secchi e la F.O.S. prodotti dai TMB dal trattamento dei Rifiuti Indifferenziati;
f) n. 100 compostatori elettro-meccanici da 250 ton/anno (di cui il 50% per i Municipi 1° e 2°)
per il restante trattamento del 10% della F.O. Diff. da conferire a cura del cittadino.

* Sono stati individuati al momento soltanto dieci siti fuori dal GRA ma dentro i confini di Roma,
** Gli impianti TMB possono diventare quattro, laddove si annulli il contratto con CO.LA.RI.,

scheda di contributo alle scelte progettuali impiantistiche

Per quanto riguarda i due nuovi impianti TMB, facciamo notare che si propone la realizzazione di due nuovi TMB ad elevata efficienza di selezione al fine di massimizzare la selezione delle frazioni secche di carta/plastica da avviare a recupero per usi industriali (circa il 25%). La frazione secca di scarto detta sovvalli (circa il 30%) e la frazione organica di sottovaglio da stabilizzare con successivo essiccamento per avere circa il 15% di Frazione Organica Stabilizzata o FOS debbono essere inviate nei depositi/discariche temporanee salvo il parziale utilizzo della FOS per operazioni di riempimento di cave o la parziale ricopertura dei materiali abbancati.

Attualmente la produzione di rifiuti urbani di Roma è pari a circa 1.600.000 t/a di cui ca. il 45% è oggetto di raccolta differenziata, pur con i pessimi limiti qualitativi di presenza di frazioni estranee per circa il 20%, per cui i rifiuti indifferenziati da avviare agli impianti T.M.B. esistenti sono circa 800 t/a (da trattare presso i due di CO.LA.RI. a Malagrotta ed i restanti nelle province di Latina e Frosinone in attesa di eventuali nuovi impianti AMA).

Sulla base dei dati di efficienza dei T.M.B. di nuova generazione già citati, si avranno quindi da avviare a smaltimento finale nei deposit/discariche temporanee scarti secchi per ca. 240.000 t/a e F.O.S. essiccata per circa 120.000 t/a (salvo eventuale riutilizzo come parziale riempimento di cave o discariche da bonificare).

Quindi i dieci depositi/discariche temporanee municipali, sarebbero dimensionate per trattare ciascuna un decimo dell’attuale quantitativo di scarti in esito dagli impianti T.M.B. – ca. 360.000 t/a per Roma Capitale – quindi con capacità massima di ca. 36.000 t/a cadauna. Tale capacità si ridurrà progressivamente con l’avanzare della RD verso l’obiettivo del 65% di effettivo riciclaggio della raccolta differenziata si potrà ridurre gli RSU al 10% come da direttiva UE, cioè ca.80.000 t/a per Roma Capitale. Ciascuna discarica municipale a regime tratterà quindi solo ca. 3.600 t/a.

Scheda di contributo al programma ed alle scelte progettuali

Scheda di contributo al programma ed alle scelte progettuali.

A cura dell’ing. Francesco Girardi – amm.re A.S.A. Tivoli

Dall’analisi delle pianificazioni già attuate ma non ben congegnate ab origine, sia in fase di scoping che di screening territoriale che sarà possibile avviare da subito attività volte a correggere eventuali errori dimensionali, al fine di migliorare da subito la qualità delle raccolte differenziate, “rimodulando volumetrie e collocazione dei kit di raccolta tanto domestici quanto condominiali”.

I cittadini sono i veri protagonisti di questa rivoluzione dolce chiamata “raccolta differenziata domiciliare” e agli stessi bisogna fornire strumenti efficaci e non eludibili, con cui esercitarsi quotidianamente in un gioco a due in cui vincono le Istituzioni alla fine, ma che fin dall’inizio deve essere regolato da forme di coinvolgimento massime tramite comunicazione vocale, di strada e tramite mass media e social network.

Non che siano mancate in questi anni tali tipologie di comunicazione, ma ciò che si intende in questa proposta, è intensificarle e semplificarle calandole su un modello di raccolta differenziata più “smart” e calzante sulle singole realtà di quartiere e di municipio. La standardizzazione e l’omologazione dei sistemi e dei meccanismi di raccolta si è inceppata e tarda a risolversi, proprio perchè si è tentato di “incastrare” forme di gestione identiche per tutta Roma in forme territoriali e sociali tra loro diverse.
La rimodulazione delle modalità di raccolta non dovrà prescindere dal fatto che in quartieri ad elevatissima densità di popolazione e ridotto o ridottissimo sviluppo viario (densità non inferiore a 6000-8000 abitanti / kmq), la raccolta domiciliare soprattutto se non sapientemente calata nelle singole realtà viarie costituenti, fallisce per elevata “entropia dell’interazione antropica”. Sono questi i contesti in cui la proposta tecnica proverà a virare verso le innovative forme di governo del servizio con ECO stazioni o Postazioni di Conferimento Presidiate (PCP).

Dalla riduzione progressiva dei costi di raccolta, trasporto e smaltimento dei rifiuti indifferenziati e dei rifiuti abbandonati, pari a circa 150.000.000 € / anno, è possibile desumere i seguenti investimenti ripagabili in breve tempo con i risparmi evenienti da un miglior sistema di raccolta differenziata:

– Domus ecologiche e PCP che si convertiranno in Isole ecologiche per servizio di raccolta di prossimità aperto tutti i giorni: n° 10-15 per i municipi non ancora serviti da raccolta porta a porta stima costi 0 € in partenza per realizzazione PCP

– Centri di riuso: 1 per ogni municipio con acquisto capannoni esistenti e dismessi da meno di 10 anni costo ipotizzato 0,5 x 15 = 7,5 Milioni €

Migliorare la qualità delle raccolte differenziate è un primo passo importante immediatamente raggiungibile, nel breve termine, tramite una rimodulazione della distribuzione dei kit di raccolta domestica e non domestica, un riposizionamento degli stessi kit e una fase di training con volontariato ambientale spinta fino ai singoli condomini ed efficace, essenziale, senza convegni ed eventi, una formazione porta a porta.

A questa fase iniziale di aggiustamento, rimodulazione e recupero del recuperabile, dovrebbe seguire una fase di monitoraggio dei risultati. Subito dopo per singolo municipio, si dovrà uno alla volta, estendere il modello con i medesimi criteri. Serviranno almeno 2-4 anni per risolvere definitivamente l’emergenza, ma da subito si potranno apprezzare e misurare i risultati.

Sostieni l'iniziativa con una donazione!

Your Donation
Informazioni
Pagamento
Scegli il tuo metodo di pagamento
Termini e condizioni

© 2020 Comitato DeLiberiamo Roma

Realizzato da AP

Iscriviti alla nostra Newsletter

 

 

La tua iscrizione è avvenuta regolarmente!